L’empatia
è la capacita di ognuno di noi di mettersi nei panni dell’altro, per
comprenderne e condividere la sua condizione emotiva, sia che si tratti di
gioia che di sofferenza. In effetti il concetto è molto semplice, ma in realtà rendersi conto di ciò che sentono gli altri
senza che arrivino a dircelo e captare quindi il vero senso delle loro
emozioni, è cosa assai difficile. Non è necessario aver attraversato le stesse
esperienze per comprendere chi ci sta intorno, basta essere in grado di capire
il significato nascosto dei messaggi verbali e non. Chi ci sta difronte,
spesso, vuole trasmetterci inconsciamente qualcosa di più di quello che
dice, e se possibile dobbiamo fare in modo che si senta compreso. In effetti
non è affatto facile.
INTRODUZIONE
L'empatia è un concetto molto importante da conoscere perchè arricchisce la nostra esperienza ed umanità nel globale. Va intesa come elemento fondamentale che deve esistere nelle relazioni con gli altri, con il mondo e con tutto ciò che ci circonda. Nelle scienze umane, l’empatia designa un
atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione del
prossimo, escludendo ogni attitudine affettiva personale che possa essere di
simpatia o antipatia verso gli altri. Questo punto deve essere ben chiaro. In
questo contesto, sono fondamentali gli studi pionieristici di Darwin sulle
emozioni e sulla comunicazione e sulla mimica delle emozioni, che affermano l’empatia
sia una parte del corredo genetico di ognuno di noi.
Ne cominciano a parlare gli autori romantici tedeschi del XIX secolo, quali Herder e Novali, per descrivere l'esperienza di fusione dell'anima con la natura, esperienza dunque, dove esiste una sensibilità soggettiva e una realtà oggettiva. Successivamente il filosofo tedesco Theodor Lippis, nel saggio del 1906 "Empatia e godimento estetico", la definisce come una funzione psicologica fondamentale per l'esperienza estetica.
Dovremmo
fare uno sforzo per smettere di parlare ed ascoltare semplicemente con
concentrazione quello che l’altro sta cercando di dirci con le sue parole,
le sua gesta, gli atteggiamenti, con la mimica. Un lavoraccio. Capita a tutti
di scoprirsi distratti mentre sta parlando qualcuno ed improvvisamente ti rendi
conto che da un bel po’ non lo stavi più ascoltando. Il dato curioso è
che non tutti sono empatici alla stessa maniera.
STUDI
E RICERCHE
I
ricercatori delle Università del Michigan, di Chicago e dell’Indiana hanno
eseguito un’analisi per capire se tutti i popoli di tutti i paesi del mondo
hanno la stessa propensione a mettersi nei panni degli altri. Hanno dunque
lanciato un sondaggio online in cui hanno valutato la capacità empatica dei
popoli. La ricerca ha coinvolto oltre 104.000 partecipanti, provenienti da 63
Paesi diversi. Quello che ne è venuto fuori è che il livello di empatia dei
partecipanti, in tutte le culture, era direttamente proporzionale al grado di
autostima e di benessere soggettivo percepito. Inoltre l’empatia
va associata ai tratti della personalità. I popoli dei paesi collettivisti
mostravano livelli di empatia più elevati rispetto ai paesi individualisti. Il
primo posto assoluto lo ha guadagnato l’Ecuador, seguito da Arabia Saudita,
Perù, Danimarca, Emirati Arabi. L’Italia è risultata una nazione classificata
tra le prime in Europa ma che comunque, nel complesso, non occupa i primi posti.
Per essere
empatici bisogna migliorare nell'ascolto, quello fatto con attenzione, in modo
che ci possiamo rendere conto delle difficoltà degli altri, che saranno portati
ad aprirci il loro cuore e rivelarci i loro sentimenti. Bisogna sforzarsi di immaginare l’angoscia che sta
sperimentando una persona in un momento, per aiutarla piuttosto che
giudicarla.
IN PSICOLOGIA
E’ stato Lipps ad introdurre nel
novecento la dimensione dell’empatia in materia psicologica. Lui parla di
partecipazione profonda all'esperienza di un altro essere, introducendo così il
tema dell’alterità, che verrà poi ripreso dalla scuola fenomenologica. Per
Lipps scrutare con attenzione i movimenti compiuti dagli altri può suscitare in
noi lo stesso stato d’animo che è alla base del movimento osservato. Questo mi
pare sembra proprio veritiero e tuttavia questo stato non viene percepito come
una propria esperienza, ma viene proiettato sull'altro; si tratta di empatia come partecipazione o imitazione.
TRE ASPETTI
L’empatia
è stata oggetto di
diverse modalità di studi, nei quali sono stati sovrapposti diversi aspetti dai
quali si può schematicamente riassumere che:
- aggiunge la condivisione e la
preoccupazione;
- comporta l’uso di abilità cognitive ma
è focalizzato soprattutto sugli affetti;
- è una reazione affettiva che comporta la condivisione di uno stato
emotivo con l’altro;
- è la capacità cognitiva di immaginare la
prospettiva altrui;
- è una capacità di mantenere in modo stabile
una distinzione sé-altro.
CONCLUSIONI
Può essere considerata come una forma di
conoscenza, ma anche come un processo cognitivo, un’abilità che può essere
praticata, allenata, e in cui si può diventare esperti. Se vogliamo fare
qualche riflessione, possiamo dire che è una necessità, un bisogno primario nelle relazioni. E' auspicabile che il proseguo delle ricerche sui meccanismi dell'empatia trovi un riscontro reale nel mondo.
Le
persone che hanno la capacità profonda di comprendere che, vi è sempre
differenza nei modi di vedere le cose, sono quelle poi capaci di valorizzare
gli altri ed esprimere verbalmente il bene che c’è in loro. Questa è l’empatia.
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