L’ipnosi è uno stato
mentale intermedio tra la veglia e il sonno, nel quale l’area del cervello che
è incaricata di eseguire le attività logiche, è momentaneamente spenta. Dopo i
tanti anni di studi e test eseguiti, il mondo scientifico ne riconosce la validità
e la reputa valida, per poter essere utilizza nella cura del corpo e della
mente.
Oramai è ritenuta una tecnica, difficile
quanto misteriosa, che si basa sulla capacità di qualcuno di impossessarsi
della mente di un altro, non certo come hanno dimostrato certi maghi da cabaret
in tv fino a poco tempo fa. Forse è proprio responsabilità loro, degli
ipnotisti da teatro, che l’opinione pubblica non ha mai considerato questa
possibilità, e si è approcciata sempre con diffidenza.
Oggi non
vi è comunque un pensiero univoco sul fenomeno dell’ipnosi, seppure sono state
elaborate diverse teorie, ma comunque di fatti è un insieme di fenomeni alla
cui base vi è uno stato mentale naturale, con caratteristiche
neurofisiologiche specifiche che lo differenziano dallo stato di veglia e del
sonno. L’ipnosi può essere:
- prodotta spontaneamente, accade
quando si è per esempio, impegnati in attivita' monotone e ripetitive (come l’automobilista
in autostrada), oppure assorbiti nel ricordare, immaginare o creare qualcosa;
- prodotta in modo eteroindotto, quando
indotto da qualcuno, normalmente attraverso stimoli visivi, uditivi o tattili;
- autoindotta quando da soli in noi
stessi lo provochiamo, se ci siamo allenati a questo, sviluppando un apprendimento.
L’intensità
di questo stato mentale può variare da quella che si può definire uno stato
ipnoidale, per arrivare, attraverso i vari gradi della trance, lieve, media e
profonda, fino allo stato sonnambulico.
Gli esperti spiegano che si è certamente
appurato che la condizione ipnotica coincide con un reale cambiamento del funzionamento
del cervello ed in particolare con lo spegnimento di un’area, la corteccia
prefrontale, responsabile di tutte le attività logiche del nostro cervello.
L’ipnosi è una tra le diverse e fisiologiche possibilità di funzionamento del
nostro cervello. Dimostrazione di questo principio sta nel fatto che ogni
giorno noi tutti eseguiamo una serie di azioni in modo del tutto automatico,
senza pensarci, anzi a volte ci capita per questo, di compiere azioni sbagliate
in quel momento. Infatti svolgiamo azioni come lavarci i denti, allacciare le
scarpe, percorrere delle strade consuete, chiudere le porte, accendere il
telefonino. Sono azioni che facciamo senza aver di fatto preso una vera
decisione in merito. C’è pure chi per lo stesso motivo non chiude mai le porte
o non spegne mai le luci, così senza aver preso una decisione. E’ uno stato di
incondizionato comportamento quasi involontario che corrisponde alla situazione
mentale di quanto si è sotto ipnosi. Lo
psicoterapeuta può utilizzare varie possibilità e tecniche sul paziente, in
vari modi e qui entrano in gioco le tecniche:
- suggestive, naturalmente non nel senso
antiquato di imporre in modo autoritario suggestioni al paziente, cioè una serie di comunicazioni
complesse finalizzate a mobilitare le risorse dell’individuo e far si che la
persona, utilizzandole, scopra le proprie potenzialità e i percorsi per
risolvere certi problemi;
- catartiche, nel senso di liberazione di
emozioni e affetti repressi;
- analitiche, dirette cioè alla presa di
coscienza di certe problematiche profonde, ecc…
Si tratta di un assorbimento così intenso
della nostra concentrazione che porta a isolarci momentaneamente da tutto.
Perciò si definisce l’ipnosi come una non-ordinary mental expression, cioè una
funzionalità mentale non ordinaria. Questa diversa concezione dell’ipnosi è
confermata oggi anche dagli studi condotti con la risonanza magnetica
funzionale. Il lavoro di David Spiegel pubblicato su Cerebral Cortex nel 2016,
ha dimostrato che sui cervelli di 57 soggetti scansionati sotto ipnosi, vi
erano alcune aree alterate nella rete di connessioni. In questo modo si possono
alterare la capacità dei pazienti per indurli a lasciarsi e per comprendere
quindi l’efficacia di questa pratica nella terapia del dolore. Questa è una
delle tante potenzialità dell’ipnosi. Sono state riscontrate anche molte
analogie tra l’ipnosi e la meditazione. Sull’International Journal of Clinical
and Experimental Hypnosis è stato pubblicato quest’anno uno studio in cui si
evidenziano i punti in comune tra questi due stati mentali. A entrambi gli
stati infatti si accede focalizzando l’attenzione, ad esempio, su un pensiero o
su un oggetto o un suono.
Affinché l’ipnosi si verifichi, la prima
condizione necessaria è che il soggetto sia sempre consenziente, seppure alcuni
studi hanno dimostrato come non tutti siano ugualmente ipnotizzabili. La
ipnotizzabilità sembra essere legata a un’elevata capacità di restare assorti a
lungo su un pensiero, al fatto di possedere una fervida immaginazione e a una
buona dose di collaborazione con l’ipnologo. Dati di fatto concreti
sostengono che oggi l’ipnosi è usata per anestetizzare i pazienti in sala
operatoria e come analgesico per alleviarne i dolori acuti e cronici. Inoltre
attenua l’ansia, aiuta negli stati di fame nervosa e quindi viene impiegata per
le diete. Non sottovalutatela.
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