La
solitudine è una condizione umana nella quale l'individuo si isola per scelta
propria, legata a vicende personali e accidentali della vita, oppure perché
isolato dagli altri. Mi guardo intorno e nel mio tempo vedo tutti sempre
immersi nella realtà. Sarebbe meglio dire nella loro realtà. Tutti illusi di vivere ed
immersi in una bugia, ben consapevoli delle difficoltà di muoversi su quel terreno complesso
e incerto della vita che vivono, eppure prigionieri di qualcosa che è simile al “vuoto
nella tasca”.
La
solitudine è diventata una malattia propria di questa epoca che affligge quasi
tutti e alla quale evitiamo di pensarci troppo, illudendoci, così, che non ci sia. Forzati
a vivere oppressi così come siamo, con la mancanza di pensiero e di riflessione
in una società dove c’è sempre meno tempo e spazio per tutto e tutti. Troppo
indaffarati, tanto che non vi è spazio per una pausa riflessiva vera, che anzi viene
solitamente considerata dannosa per le mille attività da compiere. Oramai gli
unici che dicono di "volersi prendere una pausa per riflettere" sono quei poveri tizi incerti, che voglio scaricare il proprio compagno e non trovano il coraggio per dirglielo direttamente. Forse viene
difficile perché ci siamo abituati troppo alla tecnologia ed a spegnere con un semplice tasto il
nostro telefono, tablet o pc, anche se non lo fa nessuno. E’ così
semplice comportarsi con la oramai diffusa e generalizzata tecnologia che portiamo in
tasca, o abbiamo in casa e sul posto di lavoro. Tutto il resto ci sembra complicato. E’ così comodo!
Mi viene in
mente quello spot pubblicitario comico di un'autovettura, dove una donna parlando con il suo collega in ufficio, racconta che ha trascorso il
week end a chattare con gli amici, pensando stare a raccontare al suo collega di aver trascorso una
fine settimana intenso. Siamo
tutti presi in una sorta di ritiro spirituale dove la solitudine, che pur
vorrebbe opporsi, viene sconfitta da una incessante fornitura di socialità
fantasma, che fa procreare quel vuoto artificiale galoppante, che sembra il
paradiso reale al riparo dall'ansia, dallo scontro, dai rumori e dal freddo.
Qualcuno ogni tanto, ma in effetti sempre più di rado, si ferma un attimo
distolto da chissaché e dice di sentirsi solo. La realtà non è quella di
sentirsi soli ma è quella di essere in solitudine. Di fatti lo siamo perché cerchiamo riparo, non
in una relazione concreta e sociale con chi ci sta vicino, ma in una relazione che ormai
si mostra cancellata, e cerchiamo riparo nella ingenua illusione di ritenere
di essere presenti ovunque e con chiunque e di riuscire a soddisfare le
esigenze di tutti grazia all'esistenza dalla fantastica rete telematica e di
tutti i congegni che ci permettono di usarla. E più ci si sente soli e più si
cerca riparo nel vuoto, un po’ quello che si dice simpaticamente “il gatto che
si morde la coda”.
Quando
cerco di far osservare questi dettagli non da poco, non riscuoto molto successo, anzi vengo
solitamente additato come il pessimista no social che non vuole capire che le
cose cambiano e che la società sta cambiando e che io mi dovrei adeguare, prima che sia troppo tardi. Eppure io penso che di essermi
reso conto che la società è già cambiata. Io vedo piccini, adolescenti,
giovani, grandi, adulti, anziani che vivono la loro quotidianità aggregativa
ovunque sono – al parco, a scuola, sui
mezzi, pubblici, al ristorante, al cinema - priva di dialogo e confidenze perché è diventato poco
seducente, lo è di più se viene fatto virtualmente. Oggi si ha molta più
probabilità di approcciare una relazione con una donna in rete, alla quale
scrivere una comune e banale frase fatta, piuttosto che dirle qualcosa di persona se la si
incontra al supermercato o al bar. Non vi è dubbio! E’ così! Tutti
penso che si rendono conto di vivere in solitudine ma l’unico mezzo che viene
usato per cercare di sconfiggerla è ricorrere all'immersione virtuale che
millanta l’apertura totale e incondizionata a ogni mondo, però rimanendo al
proprio posto, ognuno per proprio conto, senza esser visto, senza essere
giudicato, in una sana ed indiscutibile solitudine. Vedo che solo tra i più grandi vi è a volte la
volontà di stare insieme agli altri, promettendosi, magari solo per il tempo di
una cena, di isolarsi dal “mondo” e condividere un po’ di tempo con gli amici
presenti. Una boccata di vita che non può essere una cura, né una svolta, ma
potrebbe essere un punto di partenza, che spesso si rivela solo un buco
nell'acqua perché poi volenti o nolenti ci si ritrova circondati dalla
solitudine soli e muti. Io penso di non avere più dubbi, oggi siamo certamente
soli, non possiamo negarlo neanche a noi stessi, seppure abbiamo una fottuta
paura di guardarla in faccia. Siamo soli e senza pensiero, incapaci di opporci.
Scambiamo
milioni di messaggi al giorno con milioni di persone, ma di fatto viviamo in una
solitudine effettiva, e avvilente, tutt'altro che falsa o inesistente. E’ solo
che molti non se ne accorgono e si illudono che non esista. Secondo me dobbiamo tentare di svegliarci, di
guardare in faccia la realtà e di cominciare a muovere un primo passo verso questo cammino, necessario per riaccendere il pensiero. Prima ci si sforzava di
mantenere nella nostra memoria un’idea, una barzelletta, una poesia, una
ricetta. Oggi non lo facciamo più , nessuno sforzo. Quando ne abbiamo bisogno
consultiamo google, è così semplice e pratico. La solitudine è diventata una malattia endemica che
affligge quasi tutti e alla quale evitiamo di pensare troppo, per la mancanza
di volontà di pensiero e di riflessione in una società dove c’è sempre meno
tempo e spazio per indugi e pause. In certi casi il tempo per riflettere viene
solitamente considerato uno spreca tempo dannoso e da perdente, e lo stesso modo di dire una
pausa di riflessione di solito è usato come stratagemma pere congedarci da chi
ci è accanto. Oggi se ci sentiamo terribilmente soli, è perché di fatto lo
siamo, e cerchiamo riparo non in una relazione sociale che ormai ci appare
barrata dalla troppa tecnologia, ma per l’illusione di essere presenti sempre e
ovunque grazie a un congegno che rappresenta effettivamente il nostro essere
soli con noi stessi. Che peccato!
Dobbiamo barricare la nostra mente contro chi cerca di colonizzare ogni nostra scelta, movimento o pensiero. Abbiamo il dovere di attuare un pò di contro-movimento verso chi vuole vivere le nostre vite, guidandoci verso un inesorabile naufragio, mostrandoci un falso potere del'io, che si può ricevere dall'affermazione sui social. La solitudine è una bruta cosa. Riflettiamo un attimo, cercando di capire se noi la nostra vita la stiamo veramente popolando, oppure la stiamo svuotando? E tu di che solitudine sei?
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