L’istinto umano di sopravvivenza e di autoconservazione è forte ed innato in ognuno di noi,
eppure in molti casi questo sembra annientarsi fino a cercare la morte
volontaria. Ma che cosa spinge l’uomo a prendere in considerazione, contemplare
la possibilità di far del male a se stessi e poi metterlo in atto? La notizia buona è che il suicidio si può prevenire, almeno fin dove è possibile.
La maggior parte delle persone a
rischio suicidio vogliono assolutamente vivere, ma non riescono a trovare le possibili
alternative alle loro sofferenze e ai loro problemi. Queste persone emettono
chiari segnali inerenti la loro intenzione suicida, ma spesso gli altri che gli sono vicini non
colgono il significato di tale messaggi e non sanno adeguatamente rispondere
alla loro richieste d’aiuto. Erroneamente si pensa che parlare del suicidio induca
nell'altro un proposito suicidario, invece accade esattamente il contrario perché
parlandone l’individuo in crisi pensa al gesto e si sente sollevato dall'opportunità
di sperimentare un nuovo contatto empatico. Certamente la disperazione e l’incapacità
di sopportare tutto il dolore che si porta sulle proprie spalle, combinato ad
un vero e proprio isolamento sociale, ha il suo peso psicologico! Il fenomeno del suicidio, infatti, è
abbastanza diffuso, molto di più tra i giovani ed in particolare in alcune
categorie di persone che praticano determinate attività. La depressione è
considerata da sempre ai primi posti nella lista dei motivi e dei segni
premonitori che annunciano il suicidio, ma nonostante tutto è comunque
difficilissimo fare previsioni, infatti, se da una parte è vero che molte
persone affette da problemi tentano il suicidio è altrettanto vero che nella percentuale
delle persone affette da depressione sono molto più numerosi quelli depressi, che non tentano neanche una volta il suicidio.
Oggi a dare una mano agli
esperti vi è la tecnologia che grazie all'elaborazione di sofisticati algoritmi
setacciano contemporaneamente migliaia di potenziali fattori di rischio, tra i
quali l’età, la razza, il sesso, le
condizioni sociali, il numero dei ricoveri, le visite mediche, le diagnosi, in
modo da stilare delle previsioni. Alcuni psicologi e ricercatori stanno mettendo
a punto nuovi sistemi che sperimentano giorno per giorno, con nuovi metodi più evoluti, tecniche adeguate per dissuadere le
persone che sono predisposte o intenzionate a togliersi la vita. A loro, per
iniziare a pianificare un intervento di emergenza nei casi necessari basta
poco, qualche notizia mirata ed iniziano a formulare domande destinate a
costruire un nuovo rapporto di fiducia ed individuare eventuali possibili e
preoccupanti segnali d’allarme. Raccontano gli specialisti che solitamente le
prime domande formulate mirano e capire e far capire come pianificare tutte
quelle cose necessarie ad identificare i punti limite, in modo da trovare le
giuste strategie di autogestione, facendo anche raccontare quello che c’è di
buono nella vita degli assistiti e quello non va bene. Questa innovativa
terapia di analisi si differenzia da quelle tradizionali in quanto si cerca di
agire direttamente su pensieri e comportamenti di tipo suicida anziché sui
sintomi di depressione. I numeri dicono che questa pianificazione dell’intervento
di emergenza nelle persone che volevano tentare il suicidio abbassava di molto
la percentuale dei suicidi, rispetto e quelli trattati con le terapie
classiche. In molte religioni uccidere se stesso è ancora un peccato mortale,
un tempo era pure considerato reato, quando di fatto i pensieri e i
comportamenti suicidari nascono da malattie mentali o disturbi cronici
psicologici. Di fatti il suicidio da sempre è stato considerato poco come fenomeno ed è
rimasto nell'ombra gravato da una macchia sociale.
Per il momento il dato
oggettivo numerico racconta che i suicidi sono aumentati e sono tuttora in
aumento. Negli Stati Uniti, i tassi di suicidio hanno decisamente registrato un
forte incremento e l’ascesa si registra soprattutto tra gli adolescenti,
giovani e persone di mezza età. I ricercatori
hanno applicato nuove idee e tecnologie pionieristiche e hanno cominciato a vedere
risultati promettenti. Per questo nel settore vi sono grandi speranze di poter
cambiare e riuscire ad invertire la rotta. Sono stati elaborati nuovi segnali comportamentali
che comunicano l’esistenza di un forte rischio nel paziente che pensa al
suicidio ma non vuole ammetterlo. Si tratta di un test di associazioni
implicite di quattro minuti, sviluppato in laboratorio, si è dimostralo
notevolmente valido per rilevare i pensieri suicidari, a prescindere da quello che dicono le persone. E’ stato anche riscontrato dai ricercatori che le associazioni
implicite sulle parole positive e negative alle quali rispondono le persone, forniscono delle corrispondenze agli schemi di attività celebrali del pensiero.
Ora è persino possibile sfruttare le tecnologie come lo smartphone, che sono i
più accessibili, per cominciare a controllare gli individui a rischio e fornire
una risposta consona ai rilevati pensieri suicidiari. Poiché il suicidio
affligge profondamente gli individui, le famiglie, i luoghi di lavoro, la
comunità e la società nel suo complesso, dovrebbero essere al servizio della collettività per fare
prevenzione. Probabilmente servirebbero delle adeguate campagne di
sensibilizzazione a livello nazionale proposte dalle autorità preposte che dovrebbero
essere estese a tutta la popolazione rispettando le guidelines. Il problema è
grave ed impone un’adeguata informazione indirizzata a tutta la popolazione.
La
divulgazione di elementi fondamentali per prevenire il suicidio dovrebbe
costituire il bagaglio culturale per tutti e tutti dovrebbero fare quelle che è
nelle loro possibilità, per dare aiuto a chi ne ha bisogno. Naturalmente l’atteggiamento
più sensato ritengo sia quello di far intervenire chi ha le necessarie
competenze e non solo procedere con un incauto fai da te. Per il momento se ci
rechiamo da un dottore per un problema clinico, il medico valutando il peso la statura l’età ed i valori nel sangue
presenti, può preventivare se siamo o no a rischio attacco cardiaco.
Forse un giorno il medico potrà fare le stesse previsioni con il suicidio.
Speriamo bene!
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