Tra i nuovi adolescenti è in forte crescita il fenomeno della
depressione e del suicidio, che è diventata una delle cause di morte più
frequenti. Un fenomeno serio e sconvolgente che prende i ragazzi di grandi e
piccoli paesi, i quali scelgono esecuzioni sempre più varie, ma moltissimi
percorrono la stessa strada ovvero quella della droga, a prescindere da ceto sociale,
cultura, razza, religione. Inoltre spesso non vi sono veri segnali premonitori.
Un auto distruzione volontaria e non annunciata.
Eppure hanno apparentemente tutto, famiglie amorevoli,
benessere, amicizie, scuola, divertimento, grandi aspettative e speranze.
Sembra che abbiamo tutto tranne la voglia di vivere. Come il ragazzo interprete
del film beautiful boy, che si autodistrugge con la droga, ed apparentemente senza un perché.
Il noto film Beautiful Boy di Felix Van Goeningen parla di un melodramma
familiare sul tema della tossicodipendenza, non molto distante da quella che è
la realtà adolescenziale moderna. Un monito contro la droga che vuole suggerire
come fare con i giovani o come migliorare quel poco che già alcuni fanno. Con
la diffusa informazione esistente il fatto che drogarsi sia sbagliato è cosa
nota a tutti, anche agli adolescenti, che come deterrente sanno di poter essere
costretti ad ascoltare discorsi dissuasivi da parte di genitori, insegnanti, medici,
assistenti sociali, ex tossici redenti. Il film trova il suo spunto narrativo nella
relazione tra padre e figlio, poi la presa di coscienza da parte del padre del problema
del figlio, che come tanti figli mostra sembra l'aspetto aggressivo e di insoddisfazione che significa tossicodipendenza. Il film ha merito di
raccontare quanto l’esasperazione di un padre possa portare alla presa di coscienza
del fatto che quando c’è una dipendenza nessuno può fare nulla, ad eccezione di
chi ne è affetto. Tutto qui. Gli adulti forse fanno troppo poco e con molti
errori. Si sa quello dei grandi, dei genitori è il lavoro più difficile e
nessuno è perfetto. Anche gli adulti che hanno già fatto, hanno ancora tanto da
fare.
David Scheff interpreta un uomo di successo, giornalista famoso negli
Stati Uniti, eppure sbaglia. Un padre amorevole
dalla mente aperta, visione progressista che ha cresciuto il figlio Nic con
tutto l’amore possibile. Gli ha trasmesso la passione per la cultura e l’arte. Il
giovane Nic, nonostante tutto si droga con metanfetamina, nonostante sia bello,
ricco, fortunatissimo, questo teenager fa di tutto per devastarsi. Mi viene in
mente un vecchio numero del famoso comico Antonio Albanese dove lui recitava: “mio
nonno aveva costruito un capannone, mio padre aveva costruito un grande
capannone, io ho costruito un immenso capannone. Mio figlio si droga. Ha
scoperto che non potrà mai costruire un capannone più grande del mio”. Una
morta assurda come quella di altri adolescenti che davanti ai propri genitori che hanno tentato
tanto ma forse non abbastanza, sono morti. Genitori rimasti a guardare la figlia che si
svuotava giorno dopo giorno. Il fenomeno è preoccupante perché continua a
crescere.
Oggi si sente parlare anche più frequentemente di hikikomori, ragazzi
che si rinchiudono fra le mura domestiche trasformando la casa in dissociamento
totale da tutto e da tutti, dalla realtà. Ragazzi che decidono
autonomamente di spegnersi, che non desiderano più vivere, sembrano stiano
diventando un sintomo reale dei nostri tempi, un fenomeno figlio della nostra
epoca, che non sa trovare le giuste parole per stare vicino a chi sta male e
forse non sa il perché. Nonostante si parla di un argomento così delicato, come
l’auto distruzione o la morte l’argomento non viene trattato in modo esaustivo con tutta la sua
fragilità. La rimozione della fragilità
in quest’epoca che ci vuole tutti necessariamente performanti e vincenti in
ogni contesto. Sembra che sia proprio questa epoca che ha coniato questa forte
mutazione di vita che riguarda soprattutto l’adolescenza. Adolescenza che
deriva dal latino adolesco, che significa crescere, essere vivi. Forse oggi nell'adolescenza
non si cresce e non si è più come una volta, non si diventa adulti non si trova
un ruolo in cui identificarsi nella vita a cominciare da quella familiare
quella domestica.
Ai ragazzi non viene riconosciuta la loro soggettività. Forse
vengono trattati troppo da bambini anziché da prossimi adulti in fase di
crescita. Probabilmente fin da bambini vengono trattati in modo infantile
senza permettergli di trovare il piacere di essere se stessi. In questo modo si
preclude al bimbo, futuro adulto, di avere il suo spazio o un rapporto
conoscitivo con il proprio essere. Genitori troppo presenti o in alcuni casi
troppo assenti. Probabilmente è negli adulti che manca il senso della misura. A
quel punto dei bambini trattati da neonati diventeranno adolescenti neonati
svuotati di ogni cosa che non sanno più da dove vengono e dove vogliono andare,
a volte non lo sanno neanche gli adulti. Spesso vengono tenuti in casa, sotto
una campana, a non far niente crescendo senza saper far nulla neanche il
proprio letto. Una vera vita piatta dove una droga può riempire
provvisoriamente un senso di vuoto.
Eppure questi adolescenti un giorno
dovranno confrontarsi comunque con loro coetanei provenienti da altre realtà
dove sono abituati a lottare per ogni cosa per ogni conquista, abituati a
lavorare tantissimo e che hanno vissuto
situazioni che i super coccolati non vedranno in una vita intera. Quale sarà il risultato di questo confronto!
far niente crescendo senza
RispondiEliminaLa saggezza non consiste solo nel farlo bene, ma nel farlo bene in tempo. E i film https://filminstreaming.me/ aumenteranno la tua motivazione e il tuo sviluppo...
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