Cercando
materiale informativo per una ricerca specifica ho letto: “Prova a riflettere. Che genere
di uomo lo farai diventare, se lo educhi nella paura? Povera bambina mia, non
possiamo vivere al posto dei nostri figli -anche se a volte ci accade di
desiderarlo-. Ciascuno deve vivere e soffrire per conto proprio. Il più grande
favore che possiamo fare loro è tenerli all'oscuro della nostra esperienza”. La
cosa mi ha incuriosito ed ho fatto qualche riflessione.
Sono
sempre dell’opinione generica che è meglio avere comprensione, e cercare di
capire e riflettere su ciò che ci aiuta a vivere meglio, ma il rapporto con i
figli o con i giovani in genere è sempre complicato. Da ragazzo ricordo di aver
più volte udito gli adulti, criticare con consapevolezza, altri adulti che
crescevano i proprio figli nella campana, evitandogli di fare ogni tipo di esperienza. Questo
era chiaramente riportato come errore e rimprovero. Ma oggi comprendo pure che
gestire le proprie paure e responsabilità è parecchio difficile. Per farlo bisogna
rendersi conto della irrazionalità delle paure e si deve cercare il confronto. Un
ruolo fondamentale in questo lo rivestono gli educatori di base, quelli che solitamente possiedono la capacità di individuare situazioni tipiche, già
all'interno delle prime classi di scuola. Su certi argomenti comunque ritengo
che nei casi importanti è sempre consigliabile richiede un intervento di una persona qualificata come può essere uno psicologico. Ma detto ciò voglio comunque dire il mio punto di vista.
E' risaputo che essere padre o madre è il mestiere più difficile al mondo ed è altrettanto vero che,
qualsiasi cosa si decide di fare, si sbaglia. Per questo molti giovani dicono
che quando un giorno diventeranno genitori faranno meglio dei propri e puntualmente
poi davanti alle future situazioni si accorgono che fare il genitore non è per
niente facile come appariva in età adolescenziale. Questo l'ho vissuto pure io.
Quindi ci si ritrova ad agire
ed a pensare come non si sarebbe mai immaginato prima. L’istinto di un genitore
è quello di proteggere il figlio da tutto e tutti, da qualsiasi cosa potenzialmente
pericolosa, ma l’eccesso di protezione, quando diventa fobia vera e propria,
non va bene. Ritrovarsi genitore porta inevitabilmente ad una
serie di situazioni difficili, immerse in una serie infinita di paure. Essere responsabile di qualcuno ti porta
ad entrare in un mondo in cui quelle certezze che fino a poco prima sembravano
scontate, cominciano a traballare. Si vive di paure perché l’essere umano non
la spunta senza di loro, e perché la paura è peggio di un virus dilagante, ma questo è normale, ogni uomo può
provare paura ma deve poi trovare il coraggio di superarla. Questa è la sostanziale differenza tra chi è un uomo e chi non lo è. Non trovare quel coraggio è la cosa peggiore, questo lo so così come so che molte volte quel coraggio non lo trovo neanche io.
Molti hanno sviluppato nella loro vita tante ansie, perché hanno sentito centinaia di
volte i loro genitori metterli in guardia, quindi, ansie assimiliate involontariamente
dai comportamenti di chi li ha guidati, e poi così a loro volta li
ritrasmettono agli altri. Forse questo è quello che spinge tutti ad un atteggiamento
di iper protezione, che appartiene ad un circolo infinito come il gatto che si mangia la coda.
Eppure è un dato certo che un bambino una volta che inizia
a camminare e a sperimentare, inizia contemporaneamente quel processo,
inizialmente lento, di distacco dai propri genitori fino a quando un bel giorno
si sarà in qualche modo reso indipendente e autonomo.
È bene non ostacolare i
passi di esplorazione che portano il proprio figlio verso il mondo, e cercare
di restar sempre disponibili per dare una mano di aiuto, un punto di
riferimento fermo, un rifornimento affettivo quando il figlio ne avrà bisogno.
Al contrario accade sempre che il genitore tende a controllare, o ancora
peggio, a sostituirsi al figlio, evitandogli così di fare esperienze considerate
dannose. Tutti devono fare le cosi dette brutte esperienze perché aiutano a crescere. Accade soprattutto in genitori ansiosi, più preoccupati ai pericoli
che orientati a ciò che realmente, in quel momento, è emotivamente importante
per il loro piccolo. Non c’è dubbio che la molla umana che spinge il genitore, è quella di preservare il piccolo da tutte le
possibili situazioni spiacevoli, ma alla base di una immotivata
iperprotettività c’è sempre la visione distorta e disfunzionale di un mondo
vissuto come totalmente minaccioso, quindi l’espressione di un proprio disagio
emotivo. Purtroppo però l’iperprotettività minaccia lo spazio di autonomia del
bambino perché viene vissuta come disconoscimento delle proprie capacità. Il bambino incoraggiato cresce positivo, quello frenato cresce nella paura.
Ogni
adolescente si trova così a combattere le sue prime guerre di
indipendenza che se protratte nel tempo potrebbero portare a ben più gravi
conseguenze e sfociare in disturbi d’ansia. Sono sempre dell’opinione che i
timori vanno vissuti affrontati e superati, altrimenti i figli stessi, poi a loro volta, da adulti si
ritroveranno a sviluppare le paure e personalità distinte dei grandi. Per
questo è meglio riconoscere e limitare
quelle ansie a cui ci arrendiamo e che potremmo attaccare loro più
efficacemente di una fede calcistica. Diventa importate rompere il ciclo, maturare andando oltre gli sbagli e le debolezze dei propri genitori che ci hanno trasmesso.
CONSIGLI:
- I figli vanno aiutati
quando sono in difficoltà ma non bisogna esagerare;
- non mantenerli sempre e
solo nell'ambiente domestico e familiare;
- lasciarli commettere errori
e affrontare sconfitte e delusioni;
- dare fiducia nel risolvere
i loro problemi autonomamente;
- intervenire e guidare un
percorso solo dove e quando è necessario;
- dargli fiducia ed
assegnarli compiti di responsabilità per se s tesso e verso gli altri;
- controllarli a distanza
mettendo dei paletti e delle regole cercando di evitare le limitazioni
assolute, quei famosi No che aiutano a crescere e non a mortificarsi;
- evitare di soffocare ogni
strada intrapresa nelle scelte ma lasciar il giusto spazio;
- far sperimentare autonomamente perché devono capire che esistono dei pericoli.
Meglio guardare in faccia
le proprie paure per insegnare ad essere una persona miglior e più forte, anziché tramandarsi di padre in figlio le proprie paure e le proprie ansie,
tanto i pericoli sono sempre esistiti in tutte le generazioni, cambiano solo
aspetto, ma non sono mai esistite epoca scevre da pericoli. Così facendo anche
loro cresceranno forti e decisi, che non vuol dire super eroi invincibili che
non sbagliano mai, ma solo ancora una volta migliori, che faranno crescere figli
sempre più sicuri e capaci di affrontare le situazioni, senza temere false
ansie.
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