Secondo me avere tutto sotto
controllo e avere delle certezze è una
bella sensazione ma niente dura in eterno. Io personalmente non amo troppo i
cambiamenti e qualcuno me lo rinfaccia pure, ma è un qualcosa che è dentro di me. Può
trattarsi della perdita di una persona cara, della perdita del lavoro, del
cambio di casa, della fine di un amicizia. In tutti i casi la reazione al
cambiamento è sempre costellata dall'insorgere di domande senza risposta.
La
reazione al cambiamento è quasi sempre emotiva e può fornire reazioni diverse
legate alla personalità di ognuno di noi ed al suo vissuto, nonché alla propensione
al cambiamento. In merito ritengo che il sesso femminile è più predisposto al
cambiamento, anzi per loro è una gioia, oserei dire una necessità, non amano fare o avere sempre le stesse cose. Solo una chiave di lettura saggia e serena dei
sentimenti che stanno alla base del cambiamento può permettere di gestire il tutto senza traumi e con proficui risultati in termini di benessere interiore. Per
molti cambiare è un’opportunità. Cambiare è involontario e inevitabile, tutto
cambia, le persone, le stagioni, le amicizie, cambia l’ambiente che ci circonda
e anche se noi ci opponiamo a questo, la nostra stessa opposizione rivela
un cambiamento. Con il trascorrere del tempo tutto cambia costantemente, quindi
dico pure a te che pure che leggi in questo momento, che stai cambiando anche in questo preciso
momento, mettiti l’anima in pace, il cambiamento non può essere evitato. Tuttavia per spezzare una lancia in favore del
cambiamento voglio dire che cambiare va di pari passo con crescere. Però non
necessariamente, il miglioramento e la crescita derivano da un buon cambiamento,
forse, ma ancora prima deriva dal nostro falso punto di vista. Un cambiamento è
oggettivo, una cosa è migliore secondo uno o più punti di vista, ma può
diventare peggiore, disastrosa secondo altri, quindi poi ogni cambiamento
è relativo. Star male dopo aver raggiunto un cambiamento o averlo subito è una
reazione psicologica e sentirsi smarriti o a disagio è un’altra, ma se
l’emotività sfugge sempre di più al controllo razionale si rischia di patirne
le conseguenze così come alcuni ne troveranno giovamento. Esiste il cambiamento
passivo e cieco, ed esiste il cambiamento attivo e strategico, di chi vuole
guardare oltre, perché se poi ci pensiamo in ogni cosa ed in ogni dove si può
trovare un punto di vista positivo. Non mi esprimo
circa l’esistenza di un cambiamento migliore e di uno peggiore, il punto di vista è molto soggettivo. Però in buona sostanza ritengo che quando il
cambiamento avviene è meglio accertarlo e viverlo riconoscendo il punto di
partenza, per trovare una nuova meta, guardare con obiettività e positività
cercando di riprendere nuovamente il controllo.
Io nella mia vita ho scelto
alcuni cambiamenti che ho fatto ben volentieri e ne ho subito molti altri mio
malgrado, ed ora che ci penso non ne sono stato felice, ma quello che ho fatto è
stato cercare di prendere il meglio, prendendo consapevolezza piena. Potremmo
scambiare consapevolezza con controllo. Nella consapevolezza non c’è giudizio,
non c’è passato, né futuro, solo il presente e la percezione di ciò che accade realmente.
Nel controllo c’è un prendere le misure, fare confronti, dare dei valori e tentare
di prevedere il futuro sulla base di aspettative o regole. Il vecchio gioco di voler
avere tutto sempre sotto controllo. Ma a cosa serve vivere se i nostri pensieri
sono offuscati e superficiali, si innesca così un processo di stravolgimento quando nel corso di numerose
esperienze incontriamo emozioni forti, ingestibili e conflittuali, che
determinano cambiamenti inattesi. Estraniarsi a seguito di stress, diventa una
difesa personale che tenta di rimuovere intere emozioni tormentate con un
conseguente livellamento di ogni altra esperienza emotiva. Si passa così, parte
della vita, a riconoscere le sfumature del nostro vissuto, il calore di una
relazione, il profumo del respiro di una persona cara. Può capitare in seguito
ad una ferita, un rifiuto, una frustrazione castrante, un’ambiente giudicante,
una minaccia anche lieve, ma continua. Da questo tipo di situazione può
derivare una delle patologie maggiormente legate al cambiamento che è la
depressione. Chiamata oramai la malattia del secolo per via dell’elevato numero
di persone che ne sono affette, la depressione si manifesta con uno stato
d’animo di negatività e di malinconia.
Ne sono alcuni esempi gli accadimenti di reazioni avverse e
tragiche legate al cambiamento dello status coniugale, che fanno venire a galla
l’ampia diffusione della psicopatologia legata al cambiamento. Invece anche in questi
casi ed in altri più drammatici è necessario trovare nuovi obiettivi. Senza
obiettivi chiari siamo barche senza timone in balia delle onde. Quando si mira
verso degli obiettivi si deve stare attenti a nuotare nel mare del realizzabile,
perché ci sono obiettivi freddi e razionali che a volte ci spingono invano, ma
che in altre occasioni ci proteggono anche dal precipizio. E’ la tenacia e la
volontà che ci guidano a piccoli passi per risollevarci dal fondo e rimetterci in
gioco. E’ difficile muoversi nel mondo, pienamente soddisfatti, elaborando obiettivi
effettivi rimanendo all'oscuro dei nostri bisogni. Certo, si potrebbe sbattere il
muso esattamente su quello che cerchiamo, è possibile, questo non può valere per
tutti, quindi è meglio dare un orientamento alla nostra ricerca. Probabilmente sbaglieremo
nel riconoscere molti bisogni e scegliere obiettivi corretti, ma non c’è
scampo, è necessario comunque andare avanti nella ricerca e non farci spingere
da sogni di qualcos'altro, o suggerimenti all'orecchio di un amico, altrimenti
si corre il rischio di continuare a vagare per mari senza confine. Sono le nostre capacità,
quelle utilissime e degne di esistere, che ci consentiranno bene o male di
barcamenarci nel cambiamento spesso difficile. Il contenimento soprattutto può
essere una capacità portata all'estremo da alcuni, ma anche poco sviluppata in
altri che sembrano impazzire all'idea di porsi un freno e un margine di
comportamento in alcune occasioni della vita. Molti di noi sono delimitati da
regole strette che non ci permettono di reagire spontaneamente e positivamente:
chi vorrebbe rientrare, sfuggire, ribellarsi, chiedere aiuto.
CONCLUSIONI
Per concludere
dopo aver parlato di cambiamento attivo e passivo e di situazioni e stati d’animo
derivati, voglio sottolineare che il mio punto di vista è abbastanza trasparente; come detto,
nulla rimane in eterno e nella vita si incontrano tante persone e si vivono
svariate situazioni. Io ho incontrato persone davvero valide da cui ho imparato
molto, soprattutto quelle che davano valore all'autentico e non all'aspetto,
ovvero al contenuto e non all'involucro. Io spero di aver arricchito altri, in
qualche modo, e di poter essere stato utile e di aiuto. La vita va presa un po’ cosi
e così perché una strategia forte di cambiamento o di opposizione al cambiamento, penso possa essere dannosa perché priva della spontaneità della vita. Anche l’eccessivo controllo può
favorire il giudizio negativo e il concentrarci solo su ciò che non va in noi,
e oscurare la visione delle emozioni, visualizzate come ostacolo anziché come
risorsa. Poiché è anche vero che qualunque cosa noi facciamo per qualche verso
sarà sbagliata è sempre meglio sbagliare che rimanere inattivi pur sapendo di
poter consapevolmente sbagliare, prendendoci le responsabilità di ciò che facciamo e dei nostri
errori. La scelta del cambiamento è indispensabile per riconoscere le proprie
capacità e i propri limiti. Allora scegliete cosa fare da voi nel cambiamento e
dove serve ricordatevi che ci saranno certamente persone a cui poter chiedere aiuto.
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