Ho
scoperto che il kintsugi è una tecnica cinese che si mette in atto ogni volta
che qualcosa si rompe, sia che si tratti di un oggetto, ma anche se si parla di
un’emozione. Quello che si è rotto si ripara mettendo polvere d’oro tra le sue
crepe. Sembra che possano farlo tutti, cogliendo nei momenti bui la spinta ad evolvere e ritrovare il sorriso, senza rimpiangere oltremodo ciò che non è più
sano.
Il kintsugi insegna ad accettare le ferite, le rotture e le
imperfezioni, e inoltre insegna a dare loro valore, a vedere tutto questo come
qualcosa di più prezioso come fossero oro. A chi non è capitato di essere
dispiaciuto per qualcosa che si rotto, o per una relazione che è andata in
frantumi, in mille pezzi. Dalle ricerche eseguite ho scoperto dell'esistenza di questa
ulteriore tecnica che proviene dalla tradizione cinese, messa in atto quando va
in pezzi qualcosa. Se un oggetto di ceramica si rompe lo si aggiusta passando
tra le sue crepe una polvere dorata. Così facendo in primo luogo lo si ripara
ed allo stesso tempo si mette in risalto proprio i punti in cui il pezzo è rotto,
piatto o tazza che sia stato danneggiato. Quindi fornisce un’alternativa al
gettare i cocci o al rimetterli assieme in modo grossolano, mostra come dai
cocci si può creare qualcosa di ancora più prezioso dell’oggetto che si è
rotto. Inoltre importante è il messaggio che rimane ovvero mettere in evidenza quelle crepe, probabile frutto di errori, in modo che ve ne rimarrà sempre traccia e memoria. Questa pratica giapponese contiene quindi un importante messaggio
per tutti, non solo per chi ripara e aggiusta vasi, pechè la sua filosofia può
essere adattata a tutto.
Questa tecnica, che richiede tempo, si basa molto
sulla precisione e si chiama Kintsugi, ovvero una splendida metafora della
vita. Io non l’avevo mai sentita prima, ma ritengo sia una grande attività
perché lascia traccia di quello che è rotto e la memoria, secondo il mio punto
di vista, è una grande arma per evitare gli errori del domani. Se ci
pensiamo bene tutti possiamo superare dolori, traumi e ferite spargendo della
polvere d’oro sopra di esse. Che cosa significa Kintsugi? Letteralmente significa
riparare con l’oro. Una tecnica cinese antichissima che inizia con la raccolta
di tutte le schegge, che vengono poi assemblate nuovamente e riparate con una
speciale lacca.
Dopo si spolverano d’oro le crepe. Questa tecnica che è adatta
alle persone pazienti insegna tantissime cose, come ad esempio essere
comprensivi a perseveranti nel processo della guarigione, sia che si tratti di
un vaso sia che si tratta di un sentimento. Quando va tutto bene siamo tutti
bravi, ma quando ci sono le difficoltà allora si vedono le
differenze, tra le persone. Nella vita le difficoltà vanno affrontate perché sono quelle prove
che creano persone migliori in futuro. Rifacendo l’esempio del vaso, può capitare che
mettendo insieme i cocci rotti questi non combacino più perché si è perso
qualche frammento. Con la tecnica del Kintsugi si rigenerano i frammenti andati
persi con una miscela di lacca e polvere di pietra, che rende l’oggetto più
forte, forse più forte di prima. Ricordo che mio nonno mi diceva sempre che un vaso
già rotto, pur se cade, non si rompe più e a volte ho constatato che aveva
ragione. Come dire che quel frammento che manca va comunque superato, bisogna
andare oltre.
Riconoscere ciò che manca per guardare avanti e sentirsi in grado
essere completi e soddisfatti. In questo le persone care, gli amici, i
familiare hanno un ruolo nella riparazione. Possono dare una mano a tenere
insieme i pezzi e a cospargere oro, cioè energia, sulle cicatrici. L’importante
però è che rispettino i tempi e non mettano fretta. Purtroppo il processo di
guarigione richiede tempo, qualunque sia la ferita o la grandezza del dolore.
La cicatrice deve essere veramente guarita, e per questo la lacca del Kintsugi deve avere il suo tempo necessario e indispensabile per indurirsi. Le ferite non rimarginate bene
ricompaiono anche dopo anni per quello bisogna raccogliere i propri pezzi, cioè
accettare il dolore. Una volta presa consapevolezza di ciò, si può iniziare a
essere attivi e fare davvero qualcosa per noi. Secondo la storia
la tecnica del kintsugi è stata inventata intorno al XV
secolo, proprio a seguito di una tazza di tè rotta. Quella di Ashikaga
Yoshimasa, ottavo shogun dello shogunato Ashikaga, che la affidò ad alcuni
artigiani giapponesi, dopo averla vista andare in frantumi. Questi artisti
nipponici ai tempi gli restituirono un vero e proprio gioiello. Una tazza
con nervature riempite di resina laccata e polvere d’oro quindi brillanti e
delicatamente luminose. Un’altra tecnica praticata è il Yobi-tsugi ovvero
prendere una parte di un altro oggetto e integrarla e mescolarla nella
riparazione, formando un oggetto ibrido che è la somma di due diversi, ma allo
stesso tempo è qualcosa di unico e originale.
Il messaggio metaforico che
questa tecnica orientale porta in seno, regalandoci vere e proprie opere d’arte
tangibili è inequivocabile. Il concetto che anche le persone, come le tazze da
te, possono rinascere con cicatrici riparate con l’oro, brillando più
di prima, perché ciascuno di noi viene segnato dalle ferite della vita in modo
diverso, proprio come le nervature dorate di ogni vaso preparato con il
kintsugi che forma disegni differenti e irripetibili. A noi succede quando sul
nostro percorso incontriamo qualcuno di fondamentale per la nostra crescita. A
tempo trascorso le ferite e i dolori sembrano meno difficili. Per allenare al
Kintsugi ritengo ci sia bisogno di pazienza, accettazione, libertà e
soprattutto riflessione, perché i momenti negativi capitano e tutti e perché tutto è importante
nella nostra crescita.
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