LA VOGLIA DELL'APPARIRE AL PREZZO DI AFFETTI E SALUTE

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I n questa epoca di social ed individualismo, si danno false priorità alla ricerca spasmodica di affermazione sociale, che ci spinge sempre più a considerare tutto il resto, come gli affetti e la salute, una questione di minor importanza da poter delegare ad altri. Quasi come se la salute o le relazioni fossero paragonate all’importanza di un telefonino che sì porta in assistenza a riparare al primo segnale di malfunzionamento, o forse anche meno importante. Questo modo di pensare però ha un prezzo molto alto, perché va a cancellare sempre di più quella doverosa consapevolezza che ognuno di noi dovrebbe avere per se stesso, curando le relazioni con i propri cari e facendo attenzione alla salute del proprio corpo. Invece, si finisce per riporre fiducia cieca nei suggerimenti che arrivano dall'esterno e ci si allontana da quella capacità, che tutti abbiamo dentro di noi, di ascoltarci. Io sono del parere che gli affetti e la salute sia una responsabilità strettamente personale di cui...

AFFRONTARE IL PREGIUDIZIO MODERNO

il pregiudizio moderno

Il termine pregiudizio deriva dal latino prae, "prima" e iudicium, "giudizio" e può assumere diversi significati, seppure tutti in qualche modo collegati alla nozione di preconcetto o giudizio prematuro. Nell'uso più comune il pregiudizio è un'accezione negativa, è una sorta di antipatia manifesta fondata su una generalizzazione falsa e inflessibile, comunque sbagliata. 

L’accezione provata può essere sentita internamente da chi l’avverte oppure può essere esternata attraverso la chiara espressione della disapprovazione e può essere diretto verso un gruppo nel suo complesso o verso un individuo in quanto membro di quel gruppo. E’ un’opinione sempre esistita e che penso sempre esisterà giusto o sbagliato, oggi verso uno domani, verso un altro a seconda dei tempi e delle accettazioni dettate dalle epoche, opinioni che in passato hanno determinato gravissimi atteggiamenti verso l’umanità.  Io so di provare dei pregiudizi e penso che tutti ne hanno qualcuno, solo che alcuni li esternano e altri li soffocano per paura, a loro volta, del giudizio degli altri. Nessuno, vuole dare l’impressione di restare indietro, di essere additato come un retrogrado che non accetta i cambiamenti, nessuno vuole restare indietro agli altri modi di pensare e nessuno ha il coraggio di dire quello che veramente vorrebbe dire, perché andrebbe certamente contro corrente. Però di fatto i cambiamenti accadono ed alcune cose per restare tali devono necessariamente cambiare. 

Ma i pregiudizi poi vengono sorpassati, seppure a coda ne nascono degli altri. Qualcuno ha scritto: “Siamo stati giudicati da loro ed eravamo una piccola minoranza. Il nostro piccolo ghetto è diventato una grande casa accogliente poi. Ad un certo punto ci troveremo a superarli in numero?” Il pregiudizio è un’opinione concepita sulla base di convinzioni personali o generali, a seconda dei casi, senza che vi sia di fatto una reale conoscenza dei fatti o delle persone, però comunque va ad influenzare la valutazione e i comportamenti di qualcuno o qualcosa. 

Quando vi sono i pregiudizi vengono assunti comportamenti e atteggiamenti di distinzione e diversificazione fra le persone, e quindi spesso di discriminazione, con una conseguente modifica sul processo di inclusione sociale nei vari ambiti, della famiglia, alla scuola, al lavoro. In effetti oltre ad essere cosciente di avere pregiudizi, che è già un passo per superarli, io amo le diversità e sono convinto siano un bene per la nostra ricchezza sociale, guai se fossimo tutti uguali. Chi è stato mira di pregiudizi prima o poi farà sua l’arma del pregiudizio verso gli altri, piuttosto che assumere una posizione di interesse o apprezzamento oppure anche di incontro con la diversità altrui. Eppure l’unicità ha in tutti i contesti un grande valore ed ogni essere è unico a modo suo. 
Esistono oggi parecchie categorie che subiscono a mio parere la medesima beffa. Ci sono i normali, i gay, i rom, gli omofobi, i religiosi, i profughi, gli estremisti, i rifugiati, i giovani, i vecchi, gli zingari, i disabili, la gente di colore e molti altri ancora, tutte persone che vengono fuse in uno stereotipo comunque piuttosto che essere riconosciute per la loro unicità e per il loro valore. Poi in realtà tutti diventano aggregati dal fatto di essere sottoposti al pregiudizio. Se facciamo una forte sintesi notiamo che il normale viene additato quale superficiale insignificante, stupido legato ad un’immagine di classico lavoratore legato alla famiglia, mai propositore; il gay viene additato quale diverso ancorato alla sua perversione in cerca di riconoscimento sociale; l’omofobo diffidente nell'accettazione della altrui diversità, incapace di accettare l’evolversi della società; il religioso sempre misurato, promotore di buone intenzioni e di valori universali che si trovano tutti sotto un’unica visione, rigida ma condivisibile e si potrebbe continuare con tutti gli altri. Il fattore comune è che tutti sono additati e tutti hanno delle particolari altre categorie di persone che li additano. Potremmo stare a fare mille teorie sulle varie categorie, iniziando dall'essere essere pro gay, senza se e senza ma, ed essere favorevole alle unioni gay. Devi essere anti sessista ma non devi fare commenti o apprezzamenti sulle donne. Voglio giusto dire alcune parole su un paio di categorie che sono sempre esiste come antagoniste e che sempre esisteranno: i giovani e gli adulti.

IL GIOVANE E L’ADULTO
Il giovane che viene spesso ritenuto ribelle, ed incapace di ogni picco intellettuale o manuale, solo molto superficiale e svogliato. Il giovane è contenuto da un mondo di adulti che lo vuole capro espiatorio di confusione e incertezza di tutti i contesti. Il mondo adulto che pretendente dai giovani curiosità e obbedienza in un mondo rappezzato in malo modo dagli adulti. In molti casi e per diverse ragioni gli adulti pensano sempre più spesso che i giovani d'oggi sprechino la loro gioventù, definendola talvolta "bruciata". Ciò rende la comunicazione complessa, perché, tra essi non c'è un punto di incontro possibile. Ognuno è limitato alla propria visione del mondo senza pensare di accettare l'opinione altrui. Una libertà di espressione forse, ma non di privacy, di usufruire di strumenti di sostegno, di scelta e azione. Reso incapace di rapportarsi di fronte al confine altrui risponderà sempre per estremi: ceca sottomissione o ribellione autodistruttiva. A quel punto accade che i figli, o comunque i giovani, sventolano la bandiera dei propri diritti e cercano di ottenere rispetto attraverso lo scambio o la discussione, che causa conflitti e ribellioni da parte degli adolescenti verso l’autorità genitoriale. I punti più di invasione da parte dei grandi sono la conoscenza delle amicizie, dei fidanzatini e il genitore deve anche accettare di essere passato in secondo o terzo piano, a volte l’ultimo. I giovani hanno bisogno di essere accettati per quello che sono, anche se sembrano sbagliati e vorrebbero che i grandi prestassero attenzione a quello che dicono, anche quando si ha difficoltà a comprendere le motivazioni di certi comportamenti. A volte, non ci si parla per timore di non essere compresi, di essere giudicati. Uno degli ostacoli più grandi al dialogo che incontrano i giovani è l’errore comunemente commesso di sminuire i loro problemi, trasmettendogli solo il messaggio che i loro problemi sono meno gravi di quelli dell’adulto e che sono facili da superare. L’adulto giudica il giovane non riponendo fiducia nella nuova generazione, non concedendo spazio agli errori, non offrendogli spazio decisionale, non impegnandosi per offrirgli un mondo libero a accogliente. L’adulto lo getta in fretta in un mondo crudo senza dare sufficienti protezioni e conoscenze pratiche. La facciata scherzosa di tutto questo è che i giovani un giorno poi diventeranno adulti, così come gli adulti un tempo sono stati giovani e nulla cambierà! Quindi, c'è da riflettere?

voci sul pregiudizio
Come comprendere

CONCLUSIONE 
E’ un dato di fatto vedere una società che cambia velocemente, una società che improvvisamente non vuol più conoscere persone che fanno scelte di esclusione. A volte si ha paura che certe accettazioni sconosciute possano condurre, pian piano, ad una costrizione collettiva degli orientamenti e dell’apertura mentale, e quindi forzare a cambiare, pure laddove il cambiamento può essere nocivo. 

Riuscire in prima persona ad avere altri punti vista e incoraggiare le persone ad assumere la prospettiva di una persona appartenente ad un gruppo bollato ad empatizzare con essa, può portare ad una riconsiderazione del pensiero e riduzione del pregiudizio. Bisogna imparare ad accettare tutti nonostante le varie fragilità, i limiti e le debolezze dell’essere umano. Ascoltarsi reciprocamente può aprire gli uni verso gli altri e rendere capaci di superare le barriere delle proprie debolezze e dei propri pregiudizi, perché ci saranno sempre nuove vie e nuovi uomini.

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