Di
recente, sui vari gruppi whatsapp ho letto che l’esperienza è la somma di tutte
le volte che lo si prende in quel posto. Detta un po’ meglio potremmo dire che
l’esperienza è proprio la somma di quello che accade ad un uomo. Io preferisco pensare che forse l'esperienza è la somma di tutto quello che un uomo riesce ad imparare da tutto ciò che gli accade, perché tutto
fa crescere. Infondo è solo grazie ai vari tentativi e a tutti gli errori che
si compiono, che si può raggiungere un grande traguardo. Ho letto pure che
chissà quante volte Galileo avrà puntato il telescopio sul punto sbagliato del
cielo. Sbagliando s’impara.
E’ un vecchio proverbio che conosciamo tutti, detto
prima dai nonni poi dai genitori ed in genere da quelli più grandi, un
proverbio citato per incoraggiare a non demordere. Quando si prende coscienza
di aver sbagliato non va mandato tutto al diavolo bensì, è opportuno fermarsi,
rifletterci, considerare tutte le possibili sfaccettature, e fare tesoro del
fallimento. Così si può raggiungere il successo. A vincere son tutti bravi, ad
accettare una sconfitta no. Fin da bambini non fa piacere essere
rimproverati perché la disapprovazione degli altri prende la forma di
un giudizio pesante, che è lo stesso con cui abbattiamo noi stessi ogni giorno. Sbagliare può
succedere a tutti nessuno è infallibile. Quando qualcuno ci
insegna a vedere gli errori come svolte da cui trarre una lezione di vita, ci
rendiamo conto di come possiamo evolvere verso una comprensione maggiore delle
cose e di noi stessi, perché non deve essere la paura del giudizio degli altri
a guidarci, bensì il senso critico che ogni essere umano deve sviluppare. La critica va bene se è costruttiva. Pure questo l'ho sentito più volte.
Se
non ci comportiamo così, rischiamo di non essere padroni del nostro stesso
destino, e seppure viviamo in un mondo cosiddetto libero, non riusciamo a sfruttare appieno la nostra libertà. Spesso si cade nell'errore di non fare nulla, additando responsabilità altrui come il fato, il destino, la sfortuna,
perfino Dio, oppure più banalmente colpa del vicino, del governo, di tutti insomma, tranne che di noi stessi. Sembra che
tutti questi abbiano deciso di noi e del nostro destino. A tutto ciò si aggiunge il pesante giudizio
degli altri, con le loro convinzioni ed imposizioni che ci insegnano di andare a
scuola, trovare un lavoro, sposarci, fare figli, diventare nonni presenti. Sono
tutte scuse! Tutto prende poi un aspetto totalmente differente se ci troviamo
di fronte a personalità dai risultati strabilianti, coloro che definiamo geni,
dagli atleti più famosi, agli imprenditori di successo, agli amministratori apicali, ai geniali influencer,
artisti, scienziati, luminari della medicina e così via. Cosa hanno avuto queste
persone in più rispetto alla media? Talento e capacità fuori del comune, certo,
ma i loro traguardi sono stati raggiunti anche con costanza, impegno e con la
sicura convinzione di scrivere da sé il proprio destino, non certo quello di
preoccuparsi del giudizio degli altri.
Le persone di successo imparano ogni
giorno dai propri errori, ed impiegano probabilmente la maggior parte del loro tempo
a sbagliare senza preoccuparsi più del dovuto. Imparare dai propri
errori non è un'abilità scontata e nemmeno una capacità comune, ma non è certamente utile starsene lì fermi per timore di cadere. Prendere il meglio dai
fallimenti è una competenza che tutti possono imparare in qualsiasi momento
della propria vita. Anziché piangere sopra le sconfitte bisognerebbe guardare con
soddisfazione al tempo impiegato per sbagliare. Solo facendo esperienza di
qualcosa si può realmente capire cosa è giusto fare e dove rinunciare.
Pensate un po’ a Filippo Magnini che aveva iniziato la sua attività di sportivo impegnandosi nel calcio per poi finire a diventare un campione di
nuoto. Se si parla di errore si parla di esperienza e di crescita.
Imparare dai propri errori, analizzarli, capirli, per non commetterli più è una
pratica quotidiana di chi nella vita si allena per migliorare le sue attitudini, le sue capacità e le sue prestazioni.
A volte sulla nostra volontà, così come
sulla nostra stima, prevale un immobilismo dettato dalla paura di sbagliare, di
esporci, di fare cattive figure e di essere giudicati. Ma giudicati poi da chi?
Da altri che non hanno mai fatto o rischiato nulla? Mettersi in gioco è il
primo passo per forgiare la propria vita, così come vogliamo noi, come
l’abbiamo sempre immaginata. Esperienza è una parola che nella sua origine
latina contiene la radice del verbo experior, che significa proprio provare,
tentare. Non certo stare lì a guardare. Solo tramite caparbietà e
tentativi, e perché no, tramite tanti errori, che si possono raggiungere grandi
traguardi grandi obiettivi. Chissà quante volte Cristiano Ronaldo
avrà tentato provini prima di essere scelto per diventare poi una star del calcio mondiale.
Di certo non saranno andati a casa sua a cercarlo. Di certo è la tenacia che fa
al differenza. Questa è una lezione importante, che non dovremmo sottovalutare. Non dobbiamo permettere che sia la vita a decidere cosa dobbiamo diventare, è
meglio se le facciamo prendere la forma o la strada che desideriamo, definendola
con il nostro impegno e con la nostra volontà.
Anche se può sembrare un
concetto poetico da intellettuali, è in realtà una massima che dobbiamo
adottare con convinzione. E’ meglio sudare rimboccarsi le maniche e darsi da
fare in prima persona, pure a costo di fallire, piuttosto che andare avanti con
superficialità, pressapochismo e ignoranza. Facciamo la nostra esperienza
camminando nel mondo in prima linea, ognuno secondo le proprie capacità e nel
limite delle proprie possibilità. Facciamo quello che vogliamo, l’importante è
che lo facciamo al meglio.
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