SILENZIO DELLA COPPIA, COSA SIGNIFICA?
Negli anni della mia vita, in particolare con riferimento ad una delle mie relazioni, ho imparato che il silenzio con il partner può avere significati sorprendentemente complessi, ben al di là della semplice mancanza di parole. L’ho imparato leggendo alcuni libri e spulciando tra i vari post scritti da psicologi che ho trovato in rete. Ma mi preme raccontare quello che ho percepito meglio sulla mia pelle.
Il silenzio nella coppia può essere
interpretato in diversi modi. Questo l’ho capito. Ma di fatto i silenzi
avvengono principalmente quando ci sono cose non dette per paura di non essere
capiti o perché si è feriti dall’altro oppure ancora per la convinzione che comunque
parlarne non farà cambiare la situazione. Per questo a volte nessuno fa il
primo passo, anche per non dare l’impressione di avere torto.
Da un lato, ho sperimentato momenti in cui il silenzio non era altro che una
forma di comunicazione profonda, un linguaggio tacito che rafforzava il legame.
Dall’altro, ci sono state situazioni in cui il silenzio si è trasformato in un
segnale d’allarme, indicativo di tensione o di conflitti irrisolti e
probabilmente irrisolvibili. Ricordo chiaramente di pomeriggi in cui, senza
bisogno di scambiarsi parole, mi sono trovato a sedermi accanto a lei sul
divano. Quella calma apparente, quella quiete quasi sospesa, era il risultato
di una scelta consapevole di condividere uno spazio di riflessione, non un
segno di distanza emotiva, anzi un’intesa. In quel silenzio, entrambi abbiamo
potuto riflettere su noi stessi e sulla nostra relazione, un po’ come
suggeriscono alcuni esperti di psicologia, pionieri della terapia familiare,
che sostengono il silenzio in quanto può diventare uno spazio vitale per la
crescita personale. Il silenzio nella coppia può essere un abbraccio e non una
minaccia se non è punitivo. E’ un luogo fertile di ascolto del non detto, delle
emozioni reciproche, luogo di incontro e non di scontro. Il silenzio assume nel legame, in alcuni momenti della vita, un fattore importante per coniugare le due personalità e far
incontrare due strade distanti che conducono in territori diversi in una
empatia di coppia.
Ho anche fatto delle ricerche sul tema e ho scoperto che, in molti casi, l’abitudine
di lasciare la televisione accesa o semplicemente non parlare durante il
giorno può rappresentare un tentativo inconscio di colmare una solitudine o un
bisogno di stimoli costanti. Pure questo mi ha fatto riflettere: quando io e
lei sceglievamo di restare in silenzio, a volte lo facevamo per creare
un’atmosfera di intimità, ma altre volte poteva essere una strategia per
evitare un confronto troppo diretto, che rischiava di innescare conflitti.
Ci sono state tante discussioni accese durante le quali, invece di rispondere
immediatamente, ho scelto di dire: "È interessante e mi sorprende che tu
dica questo". La reazione iniziale di sorpresa in lei ha aperto la strada
a una conversazione più calma e costruttiva, trasformando un potenziale scontro
in un momento di ascolto reciproco. Quel modo di riaprocciarsi, apparentemente
semplice, aveva smorzato le tensioni e avevano permesso a entrambi di
riflettere sulle proprie emozioni, evitando di cadere in un silenzio punitivo o
nell'accumulo di risentimento. Altre volte, tuttavia, ho notato che il silenzio
si imponeva come barriera, una difesa contro il confronto, quasi a proteggere
un dolore o una delusione che non sapevamo come esprimere. In questi momenti,
il silenzio non era una scelta condivisa, ma un muro che si erigeva tra due
persone solo fisicamente vicine, rendendo difficile trovare un terreno comune.
La ricerca online mi ha mostrato che questo tipo di silenzio, seppur
involontario, può essere un segnale di disagio: un segnale che, se trascurato,
può portare a una progressiva alienazione emotiva.
Nel corso del tempo, ho imparato che la chiave sta nel riconoscere e distinguere il silenzio che nutre l’intimità da quello che genera distanza. Una coppia sana sa come utilizzare il silenzio per creare momenti di connessione e riflessione, senza che esso si trasformi in un’arma di punizione.
Quando mi sono trovato a discutere con lei, ho imparato a chiedere ma è stato
tutto vano. Spesso mi sono ritrovato davanti un’alienata col cellulare in mano,
lo sguardo fisso sul monitor e quel dito che ripeteva lo stesso gesto tutta la
serata. Quell’uso del silenzio ed isolamento come abuso emotivo ovvero come
un’arma invisibile per evitare il confronto diretto e continuar a gestire la
relazione in modo manipolatorio. La mia esperienza personale mi ha insegnato
che il silenzio, in una relazione, non è di per sé un segno di fallimento o di
mancanza d’amore. È un linguaggio complesso, fatto di pause e di spazi vuoti,
che può esprimere sia intimità profonda sia difficoltà nel gestire conflitti.
La chiave sta nel saperlo interpretare e, soprattutto, nel saperlo trasformare
in un’opportunità di crescita per entrambi i partner. Purtroppo dall’altra
parte tutto questo non c’è stato. Ho trovato solo un imbecille rinchiusa nel
suo piccolo e stupido mondo virtuale fatto di materialità insignificante.
CONCLUSIONE
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